venerdì 14 maggio 2010

Mercato monopolistico

Monopolio.
Esiste nel mercato un’unica impresa, la quale ha una grande capacità di influenzare il prezzo del bene

La Concorrenza monopolistica

Abbiamo detto che si ha concorrenza monopolistica quando in un mercato coesistono molte imprese, ciascuna delle quali però ha un certo potere di influenzare il prezzo. Ciò è dovuto al fatto che i prodotti offerti da queste imprese non sono uguali fra di loro, come in concorrenza perfetta, ma si differenziano per alcune caratteristiche, che ne fanno dei prodotti diversi agli occhi dei consumatori. Spesso queste differenze esistono veramente, ma il più delle volte sono solo il frutto di mirate campagne pubblicitarie, le quali ingenerano nei consumatori la convinzione che il prodotto offerto abbia vantaggi non riscontrabili in prodotti analoghi (si pensi ai dentifrici: sono sostanzialmente tutti uguali, ma la pubblicità tende ad esaltare le caratteristiche di ciascuno rispetto a quelle degli altri).

T.A.E.G.

IL TAEG

Il T.A.E.G. (Tasso Annuo Effettivo Globale) si pone l'obiettivo di rappresentare nel modo più completo ed esatto possibile il costo di un finanziamento. Si tratta di un tasso puramente virtuale. Non viene infatti utilizzato per calcolare le rate. Piuttosto è un indicatore, una cifra in grado di dichiarare il costo globale del prestito. Il grande vantaggio del TAEG è il suo utilizzo ai fini comparativi. Confrontando il TAEG di due mutui si acquisisce immediatamente l'idea di quale costi di più e di quanto. Nelle considerazioni sui tassi è consuetudine misurare la spesa annua in interessi. Un costo di 50 Euro su un finanziamento di 1.000 Euro rimborsato dopo un anno vuol dire pagare il 5%. Ciò corrisponde al Tasso Annuo Nominale (T.A.N.) del prestito. Nella sua semplicità questa considerazione non tiene conto di due elementi complementari e non trascurabili: 1. Il tipo di rimborso 2. Le spese dell'operazione IL TIPO DI RIMBORSO Il metodo di ammortamento usato abitualmente per mutui e prestiti (francese a rata costante) prevede che il pagamento dell'interesse non avvenga una volta sola a fine anno, ma risulti caricato su ogni rata. Con pagamenti frazionati nell'anno, il più delle volte mensili, ciò rappresenta un piccolo vantaggio per il finanziatore, che comincia ad incassare gli interessi in anticipo. Il fenomeno lascia insensibile il Tasso Nominale mentre viene recepito dal Tasso Effettivo. La differenza tra Tasso Nominale ed Effettivo si incrementa con l'aumentare del tasso e con il crescere del numero di rate annue. ESEMPIO: Consideriamo un prestito al Tasso Nominale del 5% annuo. Se il pagamento avviene semestralmente (2 rate all'anno) il Tasso Effettivo sarà pari al 5,06%. Con il pagamento mensile (12 rate annue) ammonterà al 5,12%. Invece un Tasso Nominale del 20%, regolato con pagamento mensile aumenterà fino al 21,9%, con una differenza di quasi due punti rispetto al Tasso Nominale. Nella sua volontà di rappresentare fedelmente il costo del finanziamento il T.A.E.G. disdegna il Tasso Nominale per prendere in considerazione il più autorevole Tasso Effettivo. LE SPESE DELL'OPERAZIONE Obiettivo dichiarato del TAEG è quello di ricomprendere gli effetti di tutte le spese obbligatorie ai fini di apertura e pagamento del finanziamento. Per conseguirlo si ipotizza che i costi iniziali riducano il capitale prestato e che le spese periodiche aumentino la rata. Il calcolo del TAEG viene effettuato dopo avere apportato tali correttivi ai numeri dell'operazione. ESEMPIO: un mutuo decennale di 100.000 Euro al 5% (1.061 Euro mensili) privo di spese di apertura o di gestione avrebbe un TAEG coincidente con il suo Tasso Effettivo, cioè 5,12%. Qualora invece la banca richiedesse 800 Euro di spese iniziali ciò corrisponderà in pratica a ricevere un finanziamento ridotto a 99.200 Euro (100.000 - 800). Se poi tutti i mesi dovrò pagare 3 Euro per la polizza incendio e 2 Euro di spese di incasso, sarà come sopportare una rata maggiorata di 5 Euro. Il fedele TAEG farà perciò i suoi conti considerando il capitale ristretto a 99.200 Euro ed una rata mensile maggiorata a 1.066 Euro (1.061 + 5 di spese). Risultato: TAEG = 5,41%, ovvero il tasso effettivo di un mutuo decennale di 99.200 Euro rimborsato con una rata mensile di 1.066 Euro. In pratica sarà come avere azzerato tutti i costi del finanziamento avendoli tramutati in interessi. Pertanto paragonare i TAEG corrisponde idealmente a confrontare diversi finanziamenti a spese zero.
RIBOR
Chi ha contratto mutui a tasso variabile nel secolo scorso rileverà che i riferimenti alla variabilità riguardano indici ormai in disuso nel settore dei mutui, talvolta perfino inesistenti oggi. Per molti anni ci si è agganciati al Rendistato, ovvero il rendimento dei titoli emessi dallo Stato. I mutui a privati che lo utilizzavano sono però molto vecchi e dovrebbero risultare ormai tutti estinti. Poi ha preso forma il Prime Rate ABI, ovvero il costo praticato dalle banche ai clienti migliori, rilevato dall'ABI (Associazione Bancaria Italiana), elemento tuttora reperibile. Chi ha un mutuo legato al Prime Rate soffre un po' perché si tratta di una rilevazione degli scambi tra banca e cliente ed è quindi più elevata rispetto alle transazioni tra banca e banca, come quelle assunte dall'Euribor. Vita molto migliore per chi si è trovato agganciato al TUS (Tasso Ufficiale di Sconto). Con il passaggio all'Euro il TUS ha cessato di esistere come tasso nazionale, ma è stato sostituito dal Tasso BCE (Banca Centrale Europea) che permane su livelli bassi e si dimostra sempre piuttosto pigro quando i mercati reagiscono verso l'alto. Verso la fine degli anni '90 le banche hanno cominciato ad utilizzare il Ribor. Si trattava del tasso applicato agli scambi finanziari tra le banche italiane. L'affidabilità del Ribor come riferimento ha fatto in modo che venisse mantenuto anche dopo l'avvento dell'Euro. Riguardando oggi gli scambi europei l'indice è stato ribattezzato Euribor e rappresenta attualmente il riferimento usato da quasi tutte le banche italiane per la determinazione del saggio di interesse dei mutui a tasso variabile. Chi ha stipulato un mutuo agganciato al Ribor utilizza oggi, per la determinazione del tasso, il corrispondente Euribor.
SPREAD
Nella nostra lingua lo chiameremmo scarto o margine. Ma la diffusione generale del termine inglese non lascia più alcuno spazio al vocabolo italiano. Ovunque si parla di spread (pronunciato "sprèd") e il suo significato non è da poco! Si tratta del ricarico che ogni banca decide di aggiungere al tasso di base quale proprio ricavo. Il principio è classicamente commerciale. Il commerciante (la banca) compra il prodotto (il denaro) ad un prezzo (tasso di scambio interbancario) e lo rivende alla sua clientela ricaricato di un margine di guadagno (spread). Negli scambi tra banche il denaro ha una sua quotazione, che in Europa viene definita Euribor. Quello è il tasso, rilevato giornalmente, a cui la banca può comprare valuta, o anche venderla se ne dispone in eccesso. La collocazione del denaro mediante un finanziamento al cliente dovrà perciò avvenire ad un tasso un po' più alto. Ciò consentirà di compensare le spese di gestione della struttura creditizia e della pratica nonché i rischi dell'operazione, e guadagnarci sopra qualcosa. Questo incremento è chiamato appunto "spread". Un mutuo a tasso variabile verrà perciò rimborsato ad un tasso stabilito con il criterio: Euribor + spread dove l'Euribor costituisce la componente variabile del tasso, mentre lo spread quella fissa, che resterà invariata per tutta la durata del mutuo. NOTA: rari contratti prevedono la modifica dello spread al raggiungimento di specifiche scadenze o al verificarsi di determinate condizioni. Essendo solidamente garantiti dall'ipoteca i mutui sono gravati da modesti rischi di insoluto e consentono l'applicazione di spread molto bassi. La media si attesta intorno all'1,60%. Si parte da offerte eccezionali intorno allo 0,70% per arrivare a punte del 3%, richiesto da banche che finanziano situazioni un po' più a rischio. Come potrai immaginare la scelta di applicare uno spread più o meno alto dipende esclusivamente dalla volontà della banca. Così si osservano differenze anche rilevanti tra un'offerta e l'altra. Facendo leva sui grossi importi dei mutui e sulle loro lunghe durate, gli effetti possono rivelarsi esplosivi. ESEMPIO: si consideri una differenza di spread dell'1% applicata ad un mutuo ventennale di 100.000 Euro. Con un tasso del 4% si spenderanno 45.435 Euro di interessi. Aumentando il tasso dell'1% la spesa sarà di 58.390 Euro. Una differenza di ben 13.000 Euro, ovvero il 28% in più! Anche per i mutui a tasso fisso si parla di spread. In quel caso costituisce la quota aggiuntiva applicata al parametro di riferimento IRS, in base al risultato dell'addizione: IRS (di durata pari a quella del mutuo) + spread Qui però lo spread servirà per calcolare il tasso una sola volta, il giorno della sottoscrizione del contratto di mutuo, perché in seguito il saggio di interesse non potrà più subire alcun aggiornamento.